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Mirò alchimista del segno

Un'idea semplice, ma importante: usare le panoramiche a 360° per rendere 
eterne (o meno effimere) le mostre temporanee.

Intervista di Giuliano Gaia a Francesca Alonzo.

Mirò per l’Eternità: una mostra destinata a durare: cosa significa questo titolo? Il titolo è l’esatta definizione dell’idea stessa: le mostre temporanee hanno una durata limitata di 2/3 mesi, noi vogliamo renderle eterne. La prima mostra, sottoposta alla trasformazione nella dimensione atemporale, è “Joan Mirò. Alchimista del segno”. I quadri, esposti nella splendida Villa Olmo dal 13 marzo al 6 giugno 2004, “incontrano” di nuovo il pubblico in un appuntamento virtuale da qui all’infinito suwww.lemostreeterne.it/miro Questo progetto rappresenta una modalità creativa per restituire al pubblico la bellezza fugace delle mostre temporanee. Vogliamo trasformare il web in uno spazio senza tempo che accoglierà le esposizioni da restituire all’eternità degli sguardi. Per ogni mostra virtuale definiremo un piano editoriale che riguarderà tre aree informative:

1) la mostra (gli ambienti e le opere) 2) i contenuti di approfondimento (l’autore, il periodo storico, l’allestimento) 3) i percorsi di lettura (commenti audio e video alle opere) e i percorsi visivi e funzionali per navigare la mostra virtuale (indici e mappe).

Il “collante” estetico è la cornice grafica creata ad hoc per distinguere, anche con i segni, le scelte di riproposizione dell’esposizione temporanea. Alle foto panoramiche, navigabili a 360° è affidato l’arduo compito di rappresentare il cuore della mostra: il pubblico si re-immerge virtualmente nella foto delle sale per rivedere gli ambienti, l’allestimento, le opere. Nella nuova o “rinnovata” visita lo spettatore si ritrova davanti alle opere (alle sculture, agli oggetti esposti) e può “interrogarle” guardandole ad una dimensione maggiore, può sentirne la storia raccontata dal commento audio del curatore della mostra, può scoprirle osservandone i dettagli, può chiederne il nome selezionando le didascalie. Il regista di una mostra eterna potrà pensare di costruire percorsi tematici e chiavi di lettura trasversali tali da arricchire la visita di un contenuto aggiuntivo non pensabile e fruibile per la visita reale.

Che tecnologie vengono impiegate nel progetto? Con che vantaggi e svantaggi? Diciamo subito che abbiamo creato un sito-galleria www.lemosteeterne.it, nella quale esporremo tutte le mostre temporanee che hanno subito la trasformazione temporale e che hanno “perso” lo spazio (e la funzione divulgativa) nei siti web istituzionali. Questo sito ha una funzione soprattutto informativa ed è stato realizzato con tecnologie web standard. Per la realizzazione delle singole mostre eterne abbiamo fatto scelte tecnologiche puntando sulla “portabilità”, quindi doppia piattaforma Mac e Pc per allargare il bacino d’utenza: plug-in Java per le foto navigabili a 360° e Flash per i menu. Ma ci sono dei piccoli svantaggi: è necessaria una linea ADSL per la visualizzazione dell’intera applicazione perché la Java Virtual Machine è “pesante”. Del resto gli altri plug-in rischiavano di creare altre barriere tecnologiche, quindi abbiamo scelto il “male minore”.

L’accessibilità è un tema caldo per i siti pubblici, anche per i musei. Mirò, oltre che eterna, è accessibile? Su questo tema sono molto polemica perché trovo che l’accessibilità a volte sia un falso problema. E faccio una domanda a tutti quelli che agitano questa bandiera dell’accessibilità ad ogni costo: come è possibile restituire la complessità della realtà, in questo caso artistico e culturale, con una tecnologia fruibile da tutti? Banalmente, come realizzo una foto a 360° con HTML standard? Nel nostro progetto, come in altri, c’è un’esigenza: salvaguardare la bellezza, la realisticità delle sale, la fruibilità delle opere e la dimensione emozionale. Ma per fare questo e per permettere una navigazione fluente di questi ambienti bisogna dare accesso solo ad un pubblico dotato di computer di ultima generazione e di una connessione Internet abbastanza veloce (come una ADSL). La bellezza in termini di design e la ricchezza di un tale sistema integrato pagano il dazio alla stessa tecnologia. Questo il paradosso. Ecco perché è un falso problema: bisogna riflettere sulla natura di questa operazione culturale-artistica, sul tipo di comunicazione e sulla bellezza che si vorrebbe restituire nella sua totalità e riflettere sul passaggio dal reale al virtuale che non può essere“indolore” per il paradosso sopradescritto.

Il vostro progetto, però, va al di là di una singola mostra… Ci raccontate i vostri piani futuri? Recentemente abbiamo presentato la nuova versione della galleria con altre rubriche per coinvolgere il pubblico e gli espositori. Vorremmo fosse un progetto collettivo: la galleria dei desideri con le segnalazioni delle mostre temporanee da trasformare in eterne.

Quante persone hanno lavorato al progetto? Un progetto così complesso ha impegnato un bel gruppo, in parte formato dalle persone che abitualmente lavorano per Sophie. Sophie da tempo si occupa di ricercare e sviluppare applicazioni per il settore culturale. Un campo delicato che ha bisogno di diverse sensibilità e figure professionali capaci di “interpretare” le nuove tecnologie. Il nostro obiettivo è quello di rispondere con una nuova filosofia: la tecnologia delle conoscenze.

Cosa significa, per voi, lavorare oggi nel campo del multimedia culturale in Italia? Significa avere grosse difficoltà e tante soddisfazioni! Il nostro patrimonio culturale è una ricchezza inesauribile che sarebbe bello mettere a disposizione di tutti, ma la gestione di questo settore è molto “ingessata” quindi è difficile avviare progetti. Molte procedure prevedono ancora la “carta bollata”!

Francesca Alonzo è responsabile esecutivo di Sophie

marzo 2005

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